Un’insolita opera di guerra nella produzione incisoria di Anselmo Bucci.

Anselmo Bucci, Autoritratto, puntasecca
Questo intervento intende presentare un'opera poco conosciuta di Anselmo Bucci, l'incisione La farme de Léomont (fig. 1). Incentrata com'è sul motivo paesaggistico e sul tema delle rovine, tale lavoro rappresenta una vera e propria eccezione all'interno della produzione di guerra del maestro, che predilige la figura umana quale fulcro compositivo e motore. Di Bucci sono assai note le serie incise Croquis du front italien, Marina a terra e Finis Austriae, prodotte nel corso del conflitto cui partecipò come volontario a partire dal maggio 1915. 


Fig. 1 Anselmo Bucci, La farme de Léomont, maniera nera e puntasecca, 1915
La farme de Léomont, non inclusa in nessuna serie, venne realizzata nel marzo del 1915, quando l'autore si trovava in Francia, in procinto di rientrare in patria per arruolarsi. L'opera venne riprodotta a stampa tipografica nel numero del 20 marzo della rivista «Illustration». Riprende un ampio scorcio del paesaggio intorno alla fattoria di Léomont, distrutta nel corso delle operazioni belliche svoltesi nel contesto degli scontri in Lorena e della battaglia della “trouée de Charmes” (24 e il 26 agosto 1914). In tali operazioni, i francesi, al comando del generale de Castelnau, conseguirono un’importante vittoria contro l’Armata tedesca, guidata dal principe Rupprecht di Baviera. La riconquista francese del borgo di Léomont dopo che, per ben due volte, era stato occupato dagli avversari, rappresentò un evento di estrema importanza strategica e psicologica, costringendo i tedeschi al definitivo ripiegamento da uno dei punti di massimo avanzamento. 
Fig. 1a Anselmo Bucci, La farme de Léomont (particolare), 1915
L'incisione, realizzata alla puntasecca e alla maniera nera, si connota per il notevole equilibrio luministico e compositivo, basato sull'accostamento di tre ampie aree orizzontali giustapposte. La sequenza delle rovine di Léomont si colloca nella zona intermedia dell'immagine, posta tra gli spazi, in dialogo tra loro, del terreno in primo piano e del cielo. Il punto di vista è quello di un osservatore situato in basso, sotto la collina del borgo, il cui sguardo, ancor prima che verso l’imponente mole dei ruderi, si fissa sulla sagoma nera dell'albero secco che si erge verso il cielo, attraversando l'immagine verticalmente, sorta di testimone silente dell'evento calamitoso (fig. 1a). 
Fig. 1b Anselmo Bucci, La farme de Léomont (particolare), 1915
Posto sulla destra della composizione, un altro assai più dimesso alberello carbonizzato (fig. 1b), introduce il tema portante dell'immagine, costituito dalle imponenti costruzioni in rovina.
Alla resa di questa raffinata struttura, concorrono i netti contrasti chiaroscurali tra i grigi delle aree orizzontali e i neri profondi dei due alberi che, come abbiamo visto, segnano il piano intermedio. 


Fig. 2 Léopold Poiré, La dame noire de Léomont, fotografia
Il grande albero che sorge davanti alle rovine della ferme di Léomont è stato ripreso anche in un suggestivo fotogramma di Léopold Poiré (nota 1), intitolato La dame noire de Léomont (fig. 2). Si noti come, nell'incisione di Bucci, l'albero - ripreso da più distante - risulti in controparte.


Carol Morganti
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Note:
1 In un’opera incisa all'acquaforte, Léopold Poiré ha inoltre raffigurato un altro scorcio della ferme di Léomont, soffermandosi a delineare con interessanti contrasti chiaroscurali il particolare di un grande arco presso cui divampano le fiamme prodotte dai colpi dell’artiglieria francese intenta a cacciare i Prussiani. 

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