La paura e l’attesa nei volti dei prigionieri


Henri Desbarbieux, Qui vive la France (fig. 8)

La cattura era il momento più angoscioso e terrificante per un soldato, la cui sorte in quel frangente veniva spesso decisa dagli elementi più aleatori. Se la convenzione dell’Aja del 1907 delineava con chiarezza il trattamento da riservare ai prigionieri, ogni militare sapeva per esperienza quanto poco valore avessero tali norme sul campo di battaglia. 
Nell'opera Qui vive la France (fig. 8), del 1916, Henri Desbarbieux ha rappresentato il momento della cattura di un gruppo di tedeschi. La litografia mostra alcuni soldati germanici che, i volti impietriti dal terrore, avanzano disarmati verso un singolo militare francese, la cui silhouette statuaria, in primo piano, svetta eroicamente sullo sfondo chiaro del cielo. Si tratta di un'immagine  di forte impatto, non senza un evidente sapore propagandistico.

Edmon Lajoux, Prigionieri (fig. 9)
Dopo la cattura, il prigioniero era avviato ai luoghi dove venivano effettuate le procedure burocratiche relative alla sua identificazione e decisa la sua destinazione. L’artista francese Edmon Lajoux ha lasciato una testimonianza di questa fase nella bella china di fig. 9. Qui dei prigionieri tedeschi, probabilmente catturati da poco, si trovano davanti a una porta contrassegnata dalla scritta P.C. (Poste de Comandement), presidiata da un militare armato. Se lo sguardo di qualcuno di questi uomini denuncia un certo disorientamento, la scena delinea una situazione abbastanza tranquilla: cessato lo spasimo della battaglia e il panico della cattura, il prigioniero è ora in balia dell'avversario e attende rassegnato di conoscere il proprio destino.

Carol Morganti

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