Ricky Tognazzi interpreta "Quella cosa grande (o fetente) che è la guerra"

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N.B. In fondo all'articolo è possibile visionare un resoconto video dell'evento.
Domenica 7 agosto 2016, a Costa di Casa Madre (Baracca delle fortificazioni), circa 2300 metri di altitudine, l’attore, regista e produttore cinematografico Ricky Tognazzi interpreta un'ampia selezione di brani - per circa un'ora di spettacolo in un ambiente pieno di echi e sussulti - del diario di guerra Quella cosa grande (o fetente) che è la guerra di Dario Malini (qui qualche nota sul testo). Si tratta dello spettacolo di punta dell'edizione del 2016 di Passi nella neve, un progetto culturale unico in Italia, con la direzione artistica di Vittorio Pedrali, che, dal 2006, vuole commemorare in forme del tutto originali le vicende della Prima Guerra Mondiale.
Ricky Tognazzi in un momento dell'interpretazione di
Quella cosa grande (o fetente) che è la guerra
Sono circa le 10,45 del mattino quando Tognazzi, seduto su un semplice sgabello di fronte a circa mille spettatori d'ogni età, che hanno raggiunto il luogo della rappresentazione con una camminata in salita di quasi due ore, inizia a far rivivere le riflessioni del giovane ufficiale d'artiglieria autore del diario, il cui nome non è stato possibile rintracciare: uno dei molti "ragazzi del '99" gettati in fretta e furia nella mischia della Grande Guerra l'indomani della disfatta di Caporetto.
La giornata è splendida, palpabile fin da subito la speciale sintonia instauratasi tra l'attore e il pubblico.
Una veduta d'insieme delle circa 1000 persone salite alla Costa di Casa Madre
La voce calda e impostata dell'artista affronta il testo calandosi con immediatezza nei panni dell'autore del diario, un ragazzo "tutt'altro che semplice e univoco: le sue descrizioni e riflessioni non provengono dalla mente di un soldato semplice, senz'altra coscienza, o quasi, che non sia quella della propria sofferenza fisica, bensì da quella di un ufficiale, di buona educazione ed estrazione borghese, che dalla natia Genova all'indomani della disfatta di Caporetto, parte con un atteggiamento quasi di giovanile sfida - potenza della propaganda - per raggiungere il fronte, onde verificare se la guerra sia cosa grande o fetente, come dice la sorella Elvira, che si premura di inviare al fratello non solo generi di conforto ma anche la copia sdrucita di un vecchio Pinocchio..." (citiamo dalla bella recensione di Fausto Bona, uscita su BresciaOggi dell'8 agosto).
Da sinistra, Ricky Tognazzi, Vittorio Pedrali e Dario Malini
Un'interpretazione di grande equilibrio formale che ammalia i presenti, attentissima nel far propria la particolare attitudine del militare alla decodifica degli eventi epocali cui assiste, partendo sempre dal proprio personale sentire. Così l’attore si fa strumento sensibilissimo nel riportare le scabre descrizioni di vita quotidiana e le dure scene di combattimenti come i non rari momenti introspettivi, sempre resi con notevole forza evocativa.
Altra immagine di fine spettacolo, con Tognazzi, Pedrali (quasi nascosto) e Malini
L'effetto è di dare il massimo risalto a una narrazione che vuole anzitutto svelare, in senso letterale, gli effetti della guerra sulla psiche del singolo combattente (la triste mutazione dell'uomo in soldato), in un approccio lontano dalla retorica nazionalista quanto dalle facili letture antimilitariste. 
E la guerra rivela la sua natura distruttiva (si mostra "cosa fetente") solo alla fine dell'esperienza dell'artigliere genovese, quando tacciono ad un tempo cannoni e fanfare, e la nebbia dei furori vittoriosi si disperde, lasciando emergere uno sconvolgente spettacolo di morte e distruzione. 
Il seguente video propone alcuni momenti dell'evento:
Al termine dello spettacolo, lunghissimi applausi e una palpabile commozione generale. Tutti in piedi per la grande giornata di arte e di pace.
Un'altra immagine delle persone salite alla Costa di Casa Madre
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