Anselmo Bucci (Fossombrone 1887- Monza 1955)

Autoritratto, puntasecca, 1910
Nel 1904 frequenta per un anno l'Accademia di Belle Arti a Milano, legandosi al gruppo dei futuristi e all'ambiente giovanile scapigliato. Nel 1906 si trasferisce a Parigi, dove vive fino allo scoppio della guerra; qui studia l'arte di Renoir, Redon e Toulouse-Lautrec e conosce per via diretta Picasso, Matisse, Modigliani e Braque. Immerso nell'atmosfera di Montmartre, apprende i rudimenti della tecnica incisoria da Manuel Robbe, noto acquafortista. Inizia componendo ritratti e, subito nel 1907, espone al Salon des Artistes Français l'opera La Poesia del ferro, mentre due anni più tardi esegue serie di incisioni Inondazione di Parigi (50 puntesecche) e Paris qui bouge (50 puntesecche). Espone con personali e collettive in Italia, Francia, Belgio, Olanda e Inghilterra. Immediati giungono i riconoscimenti ufficiali, tra cui, nel 1914, la medaglia d'argento alla Mostra dell’Incisione di Firenze. Negli anni parigini Bucci compie viaggi in Normandia, Bretagna, Olanda, Algeria, Corsica e Sardegna, lasciando di essi numerose testimonianze a disegno e ad acquarello. Nell'ambito, delle tecniche incisorie si cimenta nella puntasecca, l’acquaforte e la litografia, palesando una predilezione per la prima.

Nel 1915 si arruola come volon­tario nel Battaglione Lombardo Volontari Ciclisti e Automobilisti. Durante il conflitto esegue le serie incisorie Croquis du front italien (1917), Finis Austriae (1918), Marina a terra (1918).

Partecipa per la prima volta alla Biennale di Venezia nel 1920 ed a successive edizioni. Con il 1920 l’arte di Bucci abbandona la precedente impostazione post impressionista e il suo lavoro si fa più oggettivo. Nel 1922 nel capoluogo lombardo insieme con Dudreville, Funi, Malerba, Marussig, Oppi e Sironi fonda il gruppo “Novecento” e allo stesso Bucci si deve la scelta del nome. Il neonato gruppo di artisti esordisce alla Galleria Pesaro su iniziativa di Margherita Sarfatti l'anno successivo. Nel 1925 Bucci esce dal movimento, perché non condivide l’allineamento politico della Sarfatti, tuttavia prende parte alla Mostra del Novecento Italiano presso il Palazzo della Permanente nel 1926. Più tardi dà vita al sodalizio “Incisori italiani”. Nel 1930 viene insignito del Premio Viareggio per il libro Il pittore volante, raccolta di aforismi tratti dagli scritti apparsi dal ‘27 al ‘29 su «Le Arti plastiche». Nel 1930-31 allestisce l'arredamento interno dei piroscafi «Duchessa d'Aosta», «Timavo» e «California». Durante la guerra entra nei corpi della Marina e dell'Aviazione, che descrive­rà nel ciclo di 36 puntesecche Seconda guerra mondiale (1940-41). Risale al 1942 la pubblicazione del libro di racconti Il libro della Bigia. Al termine del conflitto Bucci vive tra Parigi e Milano, lavorando come pubblicista e critico d'arte per «Il Corriere della Sera», «Le Arti Plastiche» e «L'Ambrosiano». Nel 1954 presso la galleria Gussoni di Milano tiene l'ultima personale. Muore nel 1955 a Monza, città dove è conservato l'Archi­vio Bucci.

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