Il paesaggio devastato

Gli alberi, qui, non danno neppure più l’illusione di chiedere pietà, come avviene in seconda linea, ma sono ridotti a tronchi rinsecchiti senza membra; e la terra stessa pare morta per sempre.
Walter Giorelli
(da Il sorriso dell'obice di Dario Malini, Mursia editore)

Gli effetti delle armi moderne sul paesaggio hanno destato grande impressione nei combattenti. Il paesaggio devastato costituisce infatti un tema iconografico di grande rilevanza nell’ambito dell’arte della Grande Guerra. L’approccio degli artisti a tale tema è molto vario: se alcuni intendono semplicemente documentare gli sconvolgimenti del territorio a seguito della battaglia, altri proiettano nei luoghi sfregiati dalle armi lo stato d’animo degli uomini che ne sono al tempo stesso vittime e artefici.
In questo ambito si collocano due schizzi a china e acquarello, non firmati, nei quali sono raffigurati dei boschi devastati dai bombardamenti. Eseguiti probabilmente in presa diretta, queste opere sono verosimilmente degli abbozzi dai quali sono derivate due acqueforti di Henri Marret (1876-1944), che raffigurano la campagna dell’Alsazia: Tranchée en Argonne e Forêt d’Apremont (Meuse).

Il primo disegno, in controparte rispetto all’incisione Tranchée en Argonne, ritrae un ambiente spettrale, disseminato di tronchi ridotti a monconi, sventrato dalla linea serpentina di una trincea. L’essere umano, apparentemente assente dalla raffigurazione, riaffiora nel braccio di un corpo senza vita, nascosto tra la vegetazione.

Nel secondo disegno il rapporto con l’incisione Forêt d’Apremont  è meno evidente, anche se le due opere condividono una medesima struttura compositiva. All’ingresso di una trincea, due soldati sono di guardia, in attesa del nemico. Gli effetti funesti della guerra sono manifesti nel territorio martoriato, nel quale non c’è più spazio per alcuna forma di vita.
 
Concludiamo questa sezione con un’opera di grande qualità artistica, oltre che di estremo interesse documentativo: il dipinto a carboncino e acquarello del pittore Jean Lefort, Retour de tranchées d’une compagnie de “tommies”, raffigurante il fronte delle Fiandre nei pressi del villaggio di Boesinghe.
Il grigiore del cielo, la nebbia aranciata che sfuma i contorni in lontananza, la chiesa in rovina color mattone costituiscono il malinconico scenario che attornia una compagnia di soldati inglesi, supersiti di un aspro combattimento, al ritorno dalle trincee di prima linea. La scena raffigura probabilmente il rientro di una compagnia dopo la battaglia di Langemark, combattuta dal 16 al 18 agosto 1917, nell’ambito della terza battaglia di Ypres.

Carol Morganti

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